Vi e' mai capitato di aprire un libro, leggere le prime frasi e non lasciarlo più finché non lo avete finito?
In passato mi succedeva spesso e volentieri quando frequentavo le mie librerie preferite, oggi invece, passando quasi tutto su ordini internet, non ho piu' la possibilità di vagliare quel che compro e quindi devo adeguarmi a quelle che sono le recensioni che leggo o le interviste all'autore che vengono fatte.
Con questo libro, comperato a scatola quasi chiusa perche' ne avevo sentito parlare solo dall'editore (Terrelibere.org), è andata proprio cosi'.
L'ho infatti acquistato in una promozione che l'editore ha fatto agli inizi di settembre sulla sua pagina fan, in formato ebook ma non ho avuto occasione di leggerlo fino alla famosa vacanza di ottobre u.s.
E anche lì, il libro, e' stato aperto per curiosità e prima "ok do solo uno sguardo alle prime righe" poi "va bene leggo qualche pagina" poi la curiosità di capire come va a finire... per farla breve due pomeriggi l'ho finito!
Il tag parla chiaro, si parla di mafia nigeriana perché si toccano due dei capisaldi dell'economia di questa organizzazione: la prostituzione e la droga.
Con estrema chiarezza, viene spiegato quali donne vengono reclutate per finire sulle strade, perché ci rimangono "spontaneamente" e il mondo che le circonda e che alcune volte modifica anche il loro modo di vedere e le loro aspettative di vita.
Le "madam" che sostituiscono i classici "papponi" sono state anch'esse prostitute e quasi per un circolo vizioso, fanno alle loro lavoranti del sesso le stesse cose che a loro volta hanno vissuto sulla propria pelle.
I blackboy, fidanzati squattrinati e perditempo, delle "madam", che campano a mo' di parassiti mantenuti dalle loro fidanzate e che per queste picchiano a dovere chi si ribella.
I clienti che da sfruttatori diventano sfruttati innamorati.
E i giri paralleli come la droga e il traffico di persone, nonche' i riti voodoo che tengono bloccate le donne sotto il gioco dello sfruttamento e sotto minaccia di maledizioni legate a credenze popolari e la religione che non si pone come una alternativa ma come quella "cosa" che dà la parvenza di normalità a questo mondo un po' deviato. Pesantino eh? Sembra! Ma non e' cosi'!
La storia inizia con un racconto che potrei definire fantozziano.
Provincia di Torino.
Franco, giovane alla soglia dei trent'anni, si apparta con una prostituta nigeriana.
Ma non soddisfatto del servizio e sopratutto vedendo che il prezzo pattuito aumenta, decide di riportarla dove l'ha prelevata.
Poco distante nella strada adiacente avviene un incidente surreale: una macchina sportiva (presa in prestito da alcuni ragazzi da un autosalone con la scusa della prova per valutare un eventuale acquisto) lanciata alla massima potenza che improvvisamente si trova in mezzo alla strada un cavallo imbizzarrito che scappa e dall'altro lato una macchina che sopraggiunge, un secondo e l'incidente e' fatto!
Cosa fare?
Chiamare l'ambulanza e la polizia con il rischio che lo trovino accompagnato dalla prostituta impauritissima piu' per il pericolo del rimpatrio che per quello che e' successo o lasciare cosi' e andare via?
Franco chiama la polizia, si nasconde per non farsi trovare e non fare trovare la ragazza e cominciano a parlare.
Si fa tardi, non la puo' accompagnare in stazione e quindi decide per la cosa piu' naturale di questo mondo ovvero la ospita a casa sua.
Nasce cosi' una bella amicizia che a tratti ha le parvenze di una storia d'amore e in altre quella dello sfruttamento sottile.
Perchè l'ho adorato.
Perché e' talmente verosimile da sembrare veramente accaduto.
Perche' questo Franco un po' sconfitto e un po' Peter Pan dei poveri e a volte anche delinquente, incarna in sè stesso tutte le contraddizioni dell'italiana natura che ha bisogno di essere parte di qualcosa, di contestare e di lottare e delle volte, sconfitto, riesce sempre a trovare una via d'uscita. L'ho amato perche' Alberto Mossino ha dimostrato una particolare sensibilità nella descrizione di Jennifer, dei suoi usi, credenze e anche emozioni che rendono il lettore partecipe della sua situazione.
Il mondo che Mossino descrive non e' cosi' semplice da raccontare, perche' legato a tradizioni che noi difficilmente capiremmo, perche' lontane anni luce dalla nostra quotidianità.
E questo è un buon metodo per avvicinarsi a questo microcosmo fatto di colori (dei vestiti, delle spezie, etc..) e di ombre (fatto di dolore, sfruttamento, nostalgia e paura).
Da questo viene fuori un quadro disarmante anche di alcune delle organizzazioni a favore dell'integrazione razziale e che si occupano degli immigrati clandestini che affrontano con sorprendente superficialità le varie tradizioni dei paesi di provenienza delle ragazze che si propongono di aiutare.
E' veramente un testo interessante, che tra il serio e l'ironico ci porta in giro nella parte più oscura del mondo che vive all'interno di queste dinamiche che spesso non sono cosi' evidenti.
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